Tra le opere più importanti del Museo Archeologico Nazionale di Venezia vi sono i due rilievi scolpiti con una coppia di putti che reggono la falce e lo scettro di Saturno. Queste lastre marmoree sono famose sia perché sono notevoli esempi di arte romana di età giulio-claudia (27.a.C. - 68 d.C.) e sia perché furono protagoniste a Venezia di una particolare vicenda di reimpiego e collezionismo.
I rilievi facevano parte di un ciclo decorativo in marmo, noto con il nome di Troni, che comprendeva coppie di putti, vestiti di un solo mantello svolazzante, che portano le insegne dei dodici dèi accanto ai rispettivi troni vuoti, in un ambiente interno reso con pochi elementi architettonici di sfondo. Gli studiosi hanno ricostruito almeno due serie di rilievi appartenenti al ciclo de I Troni, di cui restano esempi in vari musei, fra cui gli Uffizi di Firenze e il Louvre di Parigi, o in altre sedi dove erano stati reimpiegati, sempre in funzione decorativa, come nella chiesa di San Vitale a Ravenna. Proprio dalla chiesa di San Vitale a Ravenna provengono i marmi del Museo Archeologico presenti a Venezia già nella prima metà del Trecento.
Nel 1335 un collezionista di Treviso, Oliviero Forzetta, scriveva in una nota che desiderava acquistare queste lastre con i putti per la sua raccolta d’arte: è questa la prima testimonianza che conosciamo nel Veneto di una collezione di sculture antiche. I putti vennero poi, nuovamente segnalati a Venezia nel 1532 da Marin Sanudo, che li vide inseriti nel muro di un palazzo nei pressi di piazza San Marco. Cinquant’anni più tardi, Francesco Sansovino nella sua guida di Venezia del 1581 registrava la presenza delle lastre con i putti all’interno della chiesa di Santa Maria dei Miracoli, dove rimasero fino al 1811. In quell’anno, le lastre furono trasportate allo "Statuario Pubblico" per interessamento dello scultore Antonio Canova e di Jacopo Morelli, bibliotecario della Libreria Marciana, da cui il museo dipendeva.
Nel Rinascimento queste lastre furono attribuite al famoso scultore greco Prassitele: era frequente all'epoca associare al nome di famosi artisti greci conosciuti dalle fonti antiche le opere particolarmente apprezzate per la loro qualità artistica e tecnica, benché appartenessero a epoche successive. Lo stesso avvenne anche per queste lastre con i putti che diventarono presto un oggetto di ammirazione e studio per pittori e scultori, che se ne servirono come modello o li citarono nelle loro opere. A titolo d’esempio, si ricordano i Putti con cartiglio, ovvero delle tavole dipinte a olio e conservate oggi alle Gallerie dell’Accademia. Queste tavole erano parte del soffitto di Palazzo Corner Spinelli, realizzato da Giorgio Vasari nel 1542 durante il soggiorno a Venezia.