Quest’opera denominata Ara Grimani deriva il suo nome dalla forma, che ricorda quella di un altare. In realtà, si tratta di una base, sulla quale in origine era collocata una statua, come suggeriscono i fori sul piano superiore, destinati ad ancorare la scultura. È anche probabile che la statua raffigurasse Dioniso, il dio greco della vegetazione, in particolare della vite e quindi del vino e della gioia del banchetto. Infatti le scene raffigurate sui quattro lati del corpo centrale della base ricordano il mondo del banchetto.
Sul lato frontale sono scolpite le figure di due Satiri e una Menade, personaggi del corteo del dio: un primo Satiro è sdraiato su una roccia coperta da una pelle di animale con in mano una coppa di vino; l’altro Satiro e la Menade sono protesi l’uno verso l’altra. Sui lati corti dell’Ara Grimani: a sinistra una Menade suona la lira, accompagnata da un Satiro vestito solamente con una pelle di cerbiatto o capretto; a destra un Satiro e una Menade sono colti nell’atto di baciarsi. Sull’altro lato lungo dell’Ara Grimani: un Satiro è sdraiato su una pelle di leone con una coppa e il tirso, il bastone sacro di Dioniso, mentre una Menade suona un antico strumento a corda, il trigono, simile all’arpa di oggi. Tra i due vi è una colonnina su cui è posato un vaso per il vino e su cui è appeso un piccolo quadro con una maschera che richiama pure il dio del vino. L’evidente differenza stilistica tra le immagini scolpite nei primi tre lati e in quest’ultimo fa ipotizzare che sia intervenuto un altro scultore. Egli potrebbe aver scolpito solo il quarto lato quando forse fu spostata la base di cui inizialmente non era visibile il lato posteriore.
Particolarmente notevole è la decorazione dell'alto zoccolo e del coronamento sulla parte superiore dell'Ara Grimani: essi sono ornati con una serie di cornici scolpite con raffinati motivi vegetali e geometrici. Lo stile delle figure delle tre scene principali dell’Ara Grimani, che si ispirano a modelli dell’arte ellenistica, e gli elegantissimi motivi decorativi dello zoccolo e del coronamento, ci permettono di affermare che l’artista che eseguì l’opera viveva probabilmente all’inizio dell’età dell’imperatore romano Augusto (fine I sec. a.C.).
L’Ara Grimani, che già apparteneva alla collezione di Giovanni Grimani, venne utilizzata come base di una statua anche nell’allestimento dello “Statuario Pubblico” nel Rinascimento.
Secondo il catalogo di Anton Maria Zanetti il Giovane, l’Ara Grimani era collocata accanto ad altre cinque basi moderne a formare una sorta di corridoio tra le due porte dell’Antisala della Biblioteca di S.Marco. Nello stesso catalogo, Zanetti riporta l’iscrizione HIC LOCUS SACER EST, che significa “questo è un luogo sacro”, incisa nel lato anteriore della base. L’iscrizione forse non era originaria e per questo motivo fu poi eliminata.
Il valore artistico dell’opera Ara Grimani fu compreso a partire dagli anni '20 del secolo scorso, quando cominciò ad essere considerata un vero capolavoro di arte decorativa romana.