Nel contesto delle ville venete, le barchesse assumono un valore pari a quello dell’edificio principale.
Le due barchesse di Villa Venier Contarini, inizialmente costruite come ambienti di lavoro, furono poi destinate da Niccolò Venier a eleganti ambienti di soggiorno.
La barchessa di destra è la più grande, probabilmente perché costituiva l’abitazione del fattore. Una sola stanza di questa barchessa è affrescata.
Le pareti racchiudono in finte architetture alcune scene della storia di Psiche.
Nel soffitto vediamo Psiche condotta dal dio Mercurio all’Olimpo per la beatificazione. Sullo sfondo, gli altri dei dell’Olimpo accolgono Psiche.
La figura di Psiche, secondo la tradizione del Rinascimento, rappresenta l’anima umana che sfugge alla passione, e si eleva tra gli dei.
L’autore enfatizza le dimensioni dei protagonisti per portarli in primo piano. Si ipotizza che l’autore dell’opera sia stato il fiammingo Daniel Van Den Dyck.
La barchessa di sinistra è la più piccola. Ha tre stanze interamente decorate con affreschi dall’aspetto teatrale e barocco. Questo modo di raccontare le storie epiche sembra accompagnare il visitatore in altri mondi, in altre epoche.
Non si conosce esattamente né quando questa barchessa è stata affrescata, né l’autore degli affreschi. L’artista più probabile è il romano Francesco Ruschi, sostituito dal suo allievo Antonio Zanchi dopo la morte.
Nella prima sala è rappresentata l’Odissea con due episodi sulle pareti e uno sul soffitto. Quest’ultimo raffigura una scena di sacrificio.
Le scene sono incorniciate da finte colonne che sostengono un parapetto da cui si affacciano personaggi in costume.
Sulla parete di destra rispetto all’ingresso si trova il camino. Sopra il camino possiamo notare gli stemmi delle famiglie Venier e Contarini, unite dal matrimonio tra Maria Venier, ultima erede della famiglia, e Alvise II Contarini.
A celebrare tale unione sono poste delle sfingi tenute a catena da un leone.
La famiglia Venier era infatti chiamata “dei leoni”, perché sembra ne custodisse uno nel giardino del proprio palazzo a Venezia.
Nella seconda stanza sono rappresentate scene della presa della città di Troia tratte dall’Eneide.
La prospettiva degli affreschi voluta dall’artista con le finte colonne di marmo rosso, gli archi e la loggia conducono lo sguardo verso il soffitto dove si apre una finestra sul cielo.
Lì è dipinta la scena principale.
Nella terza stanza sono rappresentate scene dall’Illiade. Anche qui la scena principale è raffigurata sul soffitto, al centro di una finta architettura di colonne.
Agli angoli della stanza, nei restauri del Settecento, sono state affrescate in finte nicchie delle allegorie dal corpo umano a rappresentare la virtù e l’onore.
I protagonisti delle vicende narrate in questa stanza hanno le sembianze di importanti personaggi dell’epoca, omaggiati in questo modo dai proprietari della villa.