La puntuale decorazione degli accessori militari (kodogu) iniziò a partire dal 1600 e i motivi si ispirarono non solo alla natura ma anche alla letteratura. Le leghe metalliche impiegate erano prevalentemente lo shakudō (94-99% di rame, 1-6% di oro, tracce d'argento, antimonio, arsenico e piombo) e il shibuichi (rame e argento con tracce di zinco, piombo e arsenico). I maestri utilizzavano veri e propri libri di modelli per la realizzazione degli accessori. Di proprietà del Museo è lo Shinkokko gashū (1857, Nuova raccolta di motivi per i fabbri del Giappone), raccolta di disegni preparatori e finali molto particolareggiati, dove sono annotate precise istruzioni per la preparazione dei kodogu.
I dipinti giapponesi, kakejiku, erano appesi nel tokonoma (alcova) e venivano cambiati a seconda delle occasioni e della stagione. Una volta arrotolati i dipinti erano collocati in scatole di paulonia. Anche nel Museo i dipinti sono riposti nel deposito arrotolati nelle scatole.
I dipinti giapponesi sono realizzati a inchiostro e pigmenti naturali su carta o seta, montati su un supporto di seta che aiuta a preservare l’opera e a renderla facilmente trasportabile. Il dipinto centrale e il supporto sono da considerarsi un tutt’uno. Sul dipinto sono presenti spesso la firma dell'autore e il suo sigillo personale, quest'ultimo in genere di colore rosso, quadrato, realizzato a rilievo o a intaglio con caratteri in stile arcaico. La pittura giapponese si esprime anche su paraventi e stampe, che il Museo conserva in deposito per mancanza di spazio espositivo.
La portantina per dama, onna norimono, in lacca della seconda metà del 1700, presenta due porte scorrevoli e finestre in garza. È decorata con un motivo a meandro e il simbolo familiare (mon) della paulonia in forma di farfalla. I rinforzi e le placche in metallo dorato hanno un decoro vegetale stilizzato, con piccole borchie a forma di fiore di pruno. L’interno è in carta dorata e dipinta con animali di buon augurio e fiori e piante che rimandano alle quattro stagioni.
Lo splendido paravento cinese a dodici ante, tipo “Coromandel”, in lacca del 1700, è decorato con scene di caccia. I dodici Generali Divini, secondo la cosmologia buddhista, comandano le armate a protezione del cielo in cui risiede Yakushi, buddha della medicina. Il Museo possiede due sculture lignee di questo soggetto che sono state messe in relazione, per tecnica e struttura, con le opere degli scultori Kei, attivi a Nara all’inizio del periodo Kamakura.
Due le tecniche impiegate. La prima è lo yosegi zukuri: piccoli blocchi lignei scolpiti singolarmente, assemblati e coperti con garze di cotone imbevute di succo di lacca, per creare dettagli accurati e decorazioni con l’impiego di vari pigmenti, polvere e lamine d’oro o d’argento. La seconda (gyōkugan kannyū) prevede occhi formati da una sezione lignea con un lato convesso bianco, con pupille e iridi dipinti su piccoli pezzi di seta o carta coperti da una lente in vetro. La luce, colpendo la lente vitrea, crea un riflesso molto simile a quello dell’occhio umano.