Villa Comunità Mel

Cap. 5 - Il salone del Palazzo della Magnifica Comunità di Mel

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Il salone del Palazzo della Magnifica Comunità di Mel

Il salone del piano nobile del Palazzo della Magnifica Comunità di Mel, a cui si accede da uno scalone in pietra, conserva gran parte del ciclo pittorico sull’“Orlando furioso” dello scrittore Ludovico Ariosto. Gli affreschi sono stati pesantemente rovinati da un incendio accaduto nel lontano Ottocento e dall’occupazione militare della prima guerra mondiale, e purtroppo mai più restaurati.

Gli affreschi furono realizzati nel 1545 di Marco da Mel, figlio di Antonio Rosso, proveniente dal Cadore. Una testimonianza del lavoro eseguito da Marco da Mel sono i giornali dei sindaci dove è registrato il pagamento al pittore da parte della Magnifica Comunità per l’esecuzione degli affreschi. La decorazione è costituita da una finta struttura architettonica, costituita da un architrave, da mensole, cariatidi e telamoni che dividono ogni lato lungo della sala in nove settori.

Sotto le travi del soffitto, tutto intorno al salone come decorazione di finta architrave è decorato uno splendido fregio “a grottesca”: esso presenta un collezione di decorazioni floreali, vegetali, animali e fantastiche che si trasformano l’una nell’altra.

Sulle pareti sottostanti la finta architrave, nei settori creati dalle cariatidi e dai telamoni dipinti, sono affrescate armature classiche affiancate da stemmi di famiglie nobili sormontate da pennacchi fantasiosi e da centauri e sirene a grandezza naturale.

Le modifiche strutturali avvenute nel corso del tempo, quali la necessità di aprire nuove porte verso gli ambienti esterni al salone e la modifica delle porte già esistenti, hanno provocato la perdita di gran parte degli stemmi.

Questa cornice decorativa dà rilievo ai due quadri centrali, rispettivamente sulle pareti nord e sud, che rappresentano altrettante scene tratte dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. L’autore degli affreschi riproduce probabilmente le vignette illustrative realizzate da Giovanni Antonio Rusconi all’inizio di ciascun canto del poema stampato a Venezia nel 1542.

Nella parete settentrionale si può ammirare il riquadro che ritrae le vicende tratte dal canto numero 4 del poema va letto da sinistra a destra e nel livello sottostante al contrario, da destra a sinistra. In primo piano l’eroina Bradamante sfida lo stregone Atlante per liberare l’amato Ruggiero, prigioniero con altre dame e cavalieri nel castello del mago. Legato a un albero vi è il nano Brunello, al quale Bradamante ha rubato l’anello magico. Sullo sfondo si trovano il castello, dame e cavalieri liberati.

Sul muro opposto, il quadro rappresenta invece il canto numero 33: in primo piano un elegante loggiato sotto il quale il re d’Etiopia Senapo è vittima di un incantesimo che costringe all’eterna fame. Astolfo, cugino di Bradamente, è in suo viaggio verso la Luna per recuperare la ragione perduta di Ruggiero e libera Senapo.

Al centro del quadro si trovava la scena, ora andata perduta, della lotta tra Rinaldo e Gradasso per una spada e per un cavallo molto importanti.