La storia
Villa Emo si trova a Fanzolo di Vedelago a circa trenta chilometri a ovest della città di Treviso. Il complesso di Fanzolo rappresenta il miglior esempio di integrazione tra architettura e territorio circostante. Villa Emo sorge nella campagna trevigiana al centro di un podere di 80 campi. Dal Cinquecento fino a pochi anni fa, la famiglia Emo, di nobili origini veneziane, legò la propria storia a quella della Villa.
Nel 1535, Leonardo Emo, procuratore della Repubblica Serenissima di Venezia in terraferma e governatore del Friuli, acquistò il podere di Fanzolo per costruire qui la residenza di campagna della famiglia. Il desiderio di Leonardo era di abitare in queste terre e dedicarsi all’agricoltura e all’allevamento creando una grande azienda agricola. Bonificò i terreni, organizzò il sistema di irrigazione dei campi e introdusse la coltivazione del mais al posto della saggina o “sorgo rosso”.
La popolazione locale accolse molto volentieri l’arrivo di nuove coltivazioni perché arricchivano la dieta quotidiana, basata fino ad allora sulla polenta di “sorgo rosso”. Il complesso di Fanzolo comprendeva anche una villetta in degrado. Leonardo Emo decise allora di ristrutturare la villetta in un complesso più ampio e adatto alla vita di campagna, ma non riuscì portare a termine i lavori previsti perché morì nel 1539, prima del completamento dei lavori.
Pochi anni dopo, il nipote Leonardo di Alvise decise di realizzare il progetto del nonno Leonardo di costruire una splendida villa inserita nella campagna, e si rivolse a uno degli architetti più importanti dell’epoca, Andrea Palladio. La realizzazione del grande complesso di villa Emo come si vede oggi terminò probabilmente già nel 1561, e le decorazioni pittoriche furono completate pochi anni dopo nel 1563 per opera di Gianbattista Zelotti. Gli studiosi d’arte ritengono che gli affreschi risalgano al 1565 circa, anno in cui Leonardo Emo di Alvise e Cornelia Grimani si unirono in matrimonio.
Andrea Palladio progettò per villa Emo un’architettura sobria adeguata alle esigenze dell’azienda agricola ma, al tempo stesso, elegante e adatta ai momenti di rappresentanza ugualmente importanti per il proprietario. Il complesso della casa padronale e delle barchesse, pensato come centro coordinatore delle attività agricole, si integra perfettamente con la campagna circostante.
In villa Emo, Andrea Palladio raggiunse la perfezione nelle proporzioni tra gli elementi e l’architettura, evidenziò l’ordine degli elementi architettonici e rafforzò il ruolo delle barchesse come elementi architettonici degni di essere parte integrante della Villa. Villa Emo rimase proprietà della famiglia Emo fino al 2004 quando passò alla Banca di Credito Trevigiano. Dal 1996, villa Emo è entrata far parte dei patrimoni dell’umanità protetti dall’UNESCO, assieme alle altre ville palladiane del Veneto e a Vicenza "città del Palladio”.