Sala XIII
La sala XIII è dedicata all’Indonesia. Il kriss è un pugnale diffuso solo nell’arcipelago del sud-est asiatico, dotato di lama dritta o serpentinata e con impugnatura applicata su un puntale, spesso riccamente decorato. Ogni famiglia importante possedeva un kriss al quale erano attribuite forze soprannaturali, tanto da essere considerato una sacra reliquia. Il processo di fabbricazione dei kriss è già un’operazione sacra. L’armaiolo (empu) digiuna, medita, offre doni in modo da forgiare un pugnale in armonia con la natura e lo status del proprietario. È richiesta inoltre una notevole abilità tecnica per lavorare barre di ferro e ferro nichelato che vengono ripetutamente fuse fino a ottenere lame composte a volte di cento strati di metallo. Partendo da circa 5 kg di ferro, 50 gr di nichel e mezzo chilo di ferro si ottiene una lama di poco più di quattro etti. Le impugnature sono veri e propri capolavori, in materiali che variano dall’avorio, al legno, all’osso. Il fodero è in legno nobile oppure metallo.
Le figure del wayang kulit, il teatro delle ombre di Giava, sono realizzate in pelle di bufalo, lavata, asciugata e lisciata con una pietra abrasiva per togliere i peli residui. Si disegnano poi i contorni e si ritaglia. Per intagliare la pelle lavorata si usano venti diversi scalpelli e piccoli martelli di legno. Si colora tutta la superficie di bianco, poi di nero, si aggiunge l’oro in foglia e si colora infine con altre tinte. I visi rossi corrispondono in genere a figure emotive, smodate, rozze, quelli bianchi sono associati all’equilibrio e alla raffinatezza, le facce nere sono associate alla maturità e alla saggezza.
A Giava gli spettacoli si rappresentavano la sera, dalle otto fino alle quattro del mattino. Le marionette erano manovrate dietro uno schermo davanti al quale sedevano donne e bambini, mentre dietro a essa sedevano gli uomini, dalla stessa parte del burattinaio, il dalang. Il dalang sceglieva la musica prodotta dall’orchestra (gamelan) e dava voce a ogni personaggio. Un tempo ai burattinai si attribuivano anche poteri magici e in ogni caso vantano un’ottima conoscenza della mitologia giavanese.
A cornice del teatro delle ombre sono collocati dei batik indonesiani. Il termine batik deriva da amba, scrivere e titik, ovvero punto o goccia, col significato di ciò che si disegna. Il batik è un tessuto ornato da disegni ottenuti da differenti tinture applicate successivamente a un materiale impermeabilizzante (argilla, cera o paste vegetali) che ricopre le zone che non si vogliono tingere. In questo modo il decoro ricoperto di cera resta del colore naturale del tessuto. Certi colori sono riservati all’uso di una particolare classe sociale: ad esempio l’aristocrazia indigena era rappresentata da motivi decorati con argento e oro. Solitamente un batik è formato da un corpo centrale disegnato e da una cornice a bordo formata da una serie di triangoli aguzzi. I motivi decorativi possono essere costituiti da figure geometriche o da elementi naturalistici come uccelli, farfalle, fiori, frutta. Molto raramente compare la figura umana.